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L’effetto spoiler e le presidenziali USA

Ralph Nader era il candidato del Green Party (partito verde) alle elezioni presidenziali USA del 2000. Nella sua campagna, aveva scelto una candidata alla vicepresidenza Winona Laduke.
Nader è stato il candidato ecologista di maggior successo della storia delle presidenziali statunitensi, avendo raccolto circa il 2,74% dei voti (oltre 2 milioni e ottocentomila).

Il presidente eletto nel 2000 fu G.W. Bush, che sconfisse Al Gore* grazie alla vittoria in Florida per soli 537 voti. Il riconteggio chiesto da Gore si interruppe in virtù di una decisione della Corte Suprema della Florida.

Nader aveva raccolto circa 100.000 voti in Florida e i sondaggi compiuti a suo tempo rilevavano che la maggioranza dei suoi elettori avrebbe preferito Gore a Bush jr.
Per questo motivo, da allora Ralph Nader è stato spesso accusato di aver fatto vincere Bush, e la sua campagna è diventata l’esempio tipico di quello che in inglese si chiama spoiler effect.

In seguito lui stesso e molti dei suoi elettori (come Susan Sarandon, nella foto con il suo compagno dell’epoca Tim Robbins) non si sono affatto pentiti della scelta. Altri invece ancora se ne vergognano, rimpiangendo la possibile presidenza Gore.

Ma il punto è secondo me un altro. Non mi interessa tanto chiedermi cosa sarebbe successo se Nader non fosse stato candidato e Gore fosse diventato presidente (avremmo evitato la guerra in Iraq? Chi può onestamente dirlo?)
Quello su cui mi interessa interrogarmi è: che cosa hanno ottenuto concretamente gli elettori di Nader negli ultimi 16 anni? Quali risultati ha concretamente portato il loro voto? La grande spinta alla transizione ecologica a cui assistiamo negli ultimi anni negli USA è stata in qualche modo influenzata da quel risultato?

A essere onesti la risposta è assolutamente no. Quei voti sono stati semplicemente buttati e non hanno in alcun modo influenzato concretamente nessuna delle scelte che gli attori istituzionali, politici ed economici statunitensi hanno fatto in questi anni.

Alle presidenziali 2016 il partito verde presenta Jill Stein una ricercatrice di tre anni più giovane di Hillary Clinton che fu già candidata nel 2012 ottenendo 470.000 voti (lo 0,36%).
Io se avessi facoltà di voto non avrei dubbi e martedì voterei Hillary Clinton perché credo che quel voto sarebbe in grado di ottenere molti più risultati positivi di quanto un voto per Jill Stein potrebbe mai fare.
Non solo, se fossi un attivista politico e avessi deciso di lavorare come volontario alla campagna dei democratici, probabilmente sarei andato in uno di quei stai dove il seggio in senato o alla camera sono in bilico e dove il candidato democratico ha un profilo più chiaramente di sinistra.
Infatti non solo è fondamentale che Clinton sia la prossima presidente degli Stati Uniti d’America, ma è importantissimo che la maggioranza del senato sia democratica e che la maggioranza della camera sia un po’ meno repubblicana di quanto non lo sia ora. E se vogliamo ottenere risultati concreti, è decisivo che quanti più candidati appoggiati da Bernie Sanders e da Elizabeth Warren possano essere eletti.
E non a caso Sanders e Warren sono boots on the ground da diversi mesi per fare campagna a favore di Clinton.

E Tim Robbins vota per Clinton.

Ultima curiosità. Nel 2000 in Vermont, Nader fu il candidato alla presidenza del Vermont Progressive Party, cioè del partito nato dagli attivisti che appoggiarono le prime campagne elettorali di Bernie Sanders prima come sindaco di Burlington… 

* Complessivamente nei 50 stati Gore aveva ottenuto più voti di Bush, ma il meccanismo elettorale delle presidenziali USA funziona sui grandi elettori.

Published inpresidenziali USA

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