In questi giorni i movimenti giovanili hanno ripreso a manifestare dopo il lungo stop imposto dall’emergenza pandemica. Fridays for Future, Extinction Rebellion e gli altri mostrano così un’encomiabile costanza nel ricordare all’opinione pubblica e ai governi mondiali i loro messaggi: ascoltare la scienza e agire subito per la giustizia climatica.
Slogan apparentemente semplici che però implicano una missione molto complessa: dobbiamo rifare tutto e abbiamo solo 30 anni per farlo. La sfida della transizione ecologica infatti non riguarda solo il settore della generazione di elettricità, come troppo spesso si tende a pensare. Per mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C (e per fare tutto il possibile per limitarlo a 1,5°C) come ci chiede l’Accordo di Parigi dovremmo lasciare sottoterra il 90% del carbone, il 60% del petrolio e il 60% del gas che già sappiamo di avere. Dobbiamo decarbonizzare tutto il sistema energetico, e decarbonizzare non significa fare a meno del carbone, ma annullare le emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra, rinunciando alla combustione di risorse fossili. Dobbiamo allora rifare le nostre case, ripensare a quanto e come ci muoviamo, ridefinire i processi industriali, la quantità e qualità dei loro prodotti oltre che i cicli di produzione agricola e alimentare.
Ma perché dobbiamo? È proprio necessario?
(…) testo completo pubblicato su valigiablu.it
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